Ultima puntata di flashback e finalmente il blog tornerà
allineato al presente, pronto a raccontare le nuove esaltanti avventure che il
futuro sta per riservare al vostro eroe (mai allineato al presente, ma sempre
proiettato verso un accecante domani oppure risucchiato in un melanconico
ieri).
Aprile e maggio passano in fretta, sportivamente
parlando, la preparazione specifica continua senza intoppi, con qualche
allenamento ben riuscito (2000 in 7’14’’ + 2x1000 in 3’35’’ + 4x400 in 3’25’’)
e qualcuno toppato.
Fine maggio, appuntamento speciale. Euro Bank. Come cosa è, signora? È
un evento, che come le Olimpiadi si dovrebbe tenere ogni quattro anni
(ma l’ultimo era stato 8 anni fa) in cui tutti i CRAL delle banche centrali
europee si incontrano per sfidarsi in tutti gli sport e i giochi insieme.
Calcio, nuoto, ciclismo, atletica, pallavolo, vela ma anche scacchi e trekking.
Tutti insomma e tutti insieme, come le Olimpiadi, anzi meglio.
Organizza la Francia, a La Baule, bellissima località di
mare in Bretagna e lo fa alla grande: primo giorno, cerimonia di apertura. Tutte le
squadre (migliaia di atleti, solo la Francia ne porta 1400! Noi siamo più di
100 ) sfilano allo stadio con la divisa nazionale e l’inno. Brividi.
Gare di atletica divise in pista e cross (che negli anni
non “olimpici” è l’Euro Cross, cui ho già partecipato 3 volte). In pista potrei
scegliere tra 100, 200, 4x400, 1500, alto, lungo e peso e “tuttathlon” (c’è anche
la classifica totale). Visto che non sono veloce, vado per i 1500 e i 4x400
solo per dare una mano alla squadra.
1500, dunque, mai corsi prima. Facendo due conti,
penso che potrei valere qualcosa tra 4’45’’ e 5’ ma anche se non sembra, tra i
due estremi c’è una bella differenza. Sono in batteria con il Marchese,
molto più esperto di me su questa distanza, che mi spiega cosa fare.
Soprattutto mi dice di scaldarmi un po’ prima.
Io invece rimango fino all’ultimo a tifare i compagni
nelle gare veloci e appena mi presento in pista per iniziare il riscaldamento….signora,
il giudice ci chiama! Ma come, ma quando, hanno invertito l’ordine delle
batterie. Vabbè! Mentre il giudice fa l’appello decido che almeno un allungo lo
devo fare e lo faccio. Sto tornando al passo verso la linea di partenza quando
vedo che il tipo ha alzato la pistola e sta per dare il via! E aspetta n’attimo!
Niente, altro allungo per raggiungere la linea, 15’’ di recupero e si parte,
ancora col fiatone. Brillantissima procedura pre-gara, niente da dire.
Essendo esterni in partenza, il Marchese mi aveva
consigliato di partire forte per non trovarmi intruppato. Lo faccio e sapendo
di essere lento, esagero. Quando mi trovo affiancato al primo, realizzo che può
bastare e mi accodo. Il ritmo è frenetico, per come sono abituato a correre.
Passo ai 300 in 58’’, ma sento che non potrei andare più forte.
Mi superano 4-5
atleti tra cui il Marchese. 700 in 2’17’’, gli altri sono a vista ma la mente
bacata mi suggerisce che all’ultimo giro partiranno come razzi mentre io al
massimo potrò tenere il ritmo. 1.100 in 3’38’’, ultimi 400. Loro partono, io
no, appunto.
Chiudo 7° in 4’58’’, non male visto che si tratta di
un esordio e il casino che ho combinato in partenza.
4x400: ci metto più tempo a capire come e
soprattutto dove devo fare il cambio che a correre il giro. Comunque, arriviamo
terzi
in 4’31’’. Buono!
Due giorni dopo c’è la gara più importante, il cross,
generalmente di 10 km.
La “location” è eccezionale, nel senso di “fuori dal
normale”. La spiaggiona di La Baule, infatti, è soggetta a maree e la luna ha
programmato una bassa marea proprio per questo evento, così che possiamo correre
dove di solito c’è il mare! Certo il fondo non è proprio compatto,
ma tanto è lo stesso per tutti. Due giri avanti-indietro lungo la spiaggia,
dentro il mare. Due specialità, 5.000 e 10.000 insieme, pettorale di colore
diverso, circa 200 partecipanti, ovviamente faccio i 10.000.
Anticipo subito, Signora, che sarà una delle gare più divertenti della mia
fulgida carriera.
Pronti via, sono con Cesaretto, partiamo avanti,
alcuni volano via, saranno del 5000? Boh, il pettorale ce l’hanno sulla panza,
mica sulla schiena. Cesaretto raccomanda prudenza, ma vedo due portoghesi, di cui uno
piuttosto corpulento, che vanno in coppia e mi sembrano un buon riferimento,
quindi mi accodo.
Dopo il primo km (3’40’’!), il gruppo è già sgranato.
Davanti c’è un austriaco mai visto prima, e subito dietro l’olandese che ha
vinto l’anno scorso a Creta. Poi i due portoghesi e il sottoscritto, seguito a
ruota da altri tre o quattro tra i quali un italiano che però partecipa con la
BCE.
Verso il secondo chilometro, l’olandese supera l’austriaco
e inizia a prendere un buon vantaggio. Io rimango prudentemente in gruppo
perché l’andatura, considerato dove stiamo correndo, è piuttosto alta 3’40’’/km.
2,5 km, giro di boa. L’olandese ha circa 30’’ di
vantaggio, l’austriaco 20’’.
Appena girato per tornare indietro mi rendo conto
che il vento
che avevamo alle spalle è piuttosto intenso, cosa che spiega anche l’andatura
sostenuta, ma che adesso va gestito. Ho due possibilità, o rimango a succhiare
la scia dei portoghesi o accelero decisamente in modo da non fare da paravento
ad altri. Mi sento bene, non faccio troppa fatica, scelgo “la seconda che hai
detto”.
Sgasata per prendere vantaggio e sono terzo con il secondo, l’austriaco,
a vista. Il vento è forte e rallenta, il ritmo ne risente.
Prima di ripassare
sul traguardo e ritornare ancora verso la boa, arrivo sull’austriaco e verifico
con una rapida occhiata furtiva il pettorale. Confermato, fa il 5000. Visto che
si fermerà, lo lascio tranquillamente sprintare e appena girato nuovamente sono
secondo,
a circa un minuto dall’olandese, imprendibile.
Speravo di aver fatto il vuoto
dietro ma, causa la sabbia che attutisce i passi, non mi ero accorto che i due
portoghesi erano rimasti a pochi metri. E hanno un passo migliore del mio,
tanto che mi passano in poco tempo. Faccio molta fatica a seguirli però mi
costringo a resistere
perché so che se non mollo un paio di chilometri, quando gireremo, controvento,
in scia, sarà molto più facile.
Soffro, tengo duro e faccio bene. Appena girato
controvento in effetti riesco a stare a ruota senza fatica! Tattica giusta.
A questo punto inizio a programmare il finale. 2 km alla fine, l’olandese ora è
più vicino ma sta gestendo. Potrei arrivare tra il secondo e il quarto posto!
Il podio sarebbe una grande soddisfazione.
Decido di rimanere coperto il più possibile e di lanciare una volata lunga
all’ultimo km. Bene, vai. Solo che quando mancano circa 1500 metri all’arrivo,
uno dei due portoghesi accelera. Il corpulento, dietro cui, ben riparato, vi è
il vostro eroe, fa il “buco” (magari non per tattica, forse non ne ha) e quindi
sono costretto a mettere la freccia, uscire dalla scia e dare gas. L’effetto
non è esaltante, perché ora la fatica si unisce all’azione disturbatrice del
vento e quindi supero un po’ al rallentatore.
Ma anche il primo portoghese dopo
100mt di tirata rallenta leggermente, per cui lo raggiungo e in questo preciso
istante come un lampo
mi passa in testa un’idea: e se per distruggerlo psicologicamente ora gli scattassi
“in faccia”?
Nemmeno il tempo di capire quello che ho pensato, che lo metto in
atto. Motori a tutta, sprint alla morte (si fa per dire) per 100mt e il
portoghese cede. Sono secondo e manca solo un chilometro. Cerco di mantenere il
ritmo più alto che posso ma tra vento, fatica e sforzo appena fatto, non è più
un granché.
E infatti, piano piano, il portoghese si rifà sotto e stavolta il vantaggio psicologico è tutto suo.
Stavolta ho sbagliato
tattica, fossi stato in scia avrei risparmiato energie e fatto
stancare lui. Vabbè 1-1 con la tattica.
Il portoghese, come volevasi dimostrare, mi supera e mi
stacca e io mi giro per vedere dove sta l’altro portoghese. E con immensa
gioia, lo vedo lontano, non mi può più prendere. Terzo, podio, yuppi!
Tempo 37’30’’, anche veloce sulla sabbia!
Terzi anche come squadra, ma soprattutto cinque
giorni di divertimento con i compagni difficili da dimenticare.
Grande coach!sempre er mejo e ottimo racconto.
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