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martedì 9 aprile 2019

Maratona di Roma 2019



La maratona non è la mia gara preferita, gli ultimi dodici chilometri sono troppo difficili. Troppa sofferenza. Già meglio la mezza, in cui si soffre gli ultimi cinque. Ancora meglio i 10km, solo tre chilometri duri. Più corte non ne faccio, perché ce ne sono poche su strada e in pista sono troppo corte. 

Ecco, se devo scegliere, preferisco gare da 10km. Meno di 40 minuti e a casa.

Per questo non ho mai preparato una maratona seriamente, cosa che richiederebbe dedicarsi solo a quello per almeno tre mesi, senza correre, a tutta, altre gare.

D’altra parte, come potrebbe un runner allenato di Roma, non correre la maratona di Roma? E per di più uno che abita a un chilometro dalla linea di partenza. Lui che la settimana prima, correndo per via dei Fori, vede montare il palco e l’arco di arrivo. Lui che il giorno prima vede arrivare nel quartiere, da tutto il mondo, gli altri maratoneti, con le loro scarpette colorate e un sogno negli occhi, che solo lui sa riconoscere.

E allora, nonostante una serie di circostanze lavorative e familiari sfavorevoli, l’ultimo giorno utile mi sono iscritto e il 7 aprile quest’anno è solo mio, tutti gli altri vengono dopo.

Partenza ore 8.35, esco di casa già in perfetta tenuta gara alle 7.50. Piove. Le previsioni davano qualche goccia. Invece piove per davvero. Un chilometro di riscaldamento ed entro nella griglia, blu, prima onda. 

Obiettivo: dovrebbe essere sempre il solito, negative split di 1 secondo. Già è difficile farlo in una gara breve, figuriamoci in maratona. Non avesse piovuto, l’obiettivo vero sarebbe stato il personale, perché solo un mese fa ho fatto quello in mezza e mi sento in forma. Tanti dubbi allora, la strategia sarà di partire tenendo sotto controllo i battiti, primi 15 km facili e poi vedere che ritmo esce.

Partiamo: supero subito i palloncini delle 3 ore. Quest’anno ci sarebbero anche quelli delle 2h48’. Si vabbè. 

Primo km in 4’04’’ nonostante i primi 300mt lenti e la discesa del Teatro di Marcello sui sampietrini molto scivolosa.

Poi mi assesto su battiti ragionevoli e andatura sui 4’05’’/km. Passaggio ai 5km in 20’35’’. E smette di piovere, olè. Il nuovo percorso ci fa passare su via Cristoforo Colombo, larga e dritta ma su saliscendi. La cosa non mi dispiace, mi sento a mio agio. Rientriamo verso il centro.  

10km in 41’05’’. Mi metto con un gruppetto che sembra avere il passo giusto per me e mi impongo di starci fino al 15° km. Ritmo sui 4’10’’/km. Riesco a tenermi, ma al 15° non ce la faccio più e allungo. 

Inizio anche a contare i sorpassi (cui tolgo quelli che mi superano), cosa che ultimamente mi aiuta molto in gara. Il tratto fino alla mezza è il più veloce, poco sopra i 4’/km, con una decina di sorpassi. Passaggio in 1h26’45’’ (per una facile previsione di tempo finale di 2h53’30’’ magari!). 

Poco prima il passaggio su via della Conciliazione, correndo verso San Pietro, che da solo vale il prezzo dell’iscrizione. Emoziona me che lo conosco così bene, figuriamoci chi viene da fuori!

Ora l’andatura è già più impegnativa, ma non ancora faticosa. Devo solo continuare così, facile no? No. 

Da poco prima della mezza, poi il gps si disallinea completamente con i segnali, alla fine segnerà 400mt in più. Ora io questa cosa non riesco proprio a capirla. Dicono tutti che è normale e che sono i gps a sbagliare. Ma possibile che succeda solo in maratona? E possibile che tutti i gps segnino di più. Quando giro su percorso misurato, a parità di sforzo e battiti, spacco il secondo ogni chilometro. Vabbè, tutto questo per dire che dalla metà in poi vedevo sul gps un passo intorno ai 4’05’’-4’07’’/km, che poi scoprirò non essere quello ufficiale. 

Ai 25 l’andatura non è più agevole, ma i sorpassi continuano. So che la verità la scoprirò dopo il 30°, come sempre in maratona. 

Eccomi ai 30, 2h03’50’’ e 20 sorpassi. Ottimo nella mia testa (senza già 300mt da fare in più). Ma ora  l’andatura è pesante, inizio a contare i km che mancano, inizia la sofferenza

In più c’è uno che ogni tanto mi supera e che poi risupero, ma ogni volta che mi passa mette in dubbio tutte le mie certezze, la cosa mi infastidisce un po’. Il ritmo si è alzato ma solo di pochi secondi al km, va bene così. 

Per fortuna ci sono degli amici sul percorso, che incitano. Conto poi sul pubblico quando si rientrerà in centro. Intorno al 35°, appunto si svolta per via del corso e si va a Piazza del popolo. È una mazzata. Perché? Perché fino all’anno scorso questo era il passaggio ai 40 km, ora ai 35! 

Vabbè, ancora 7, e ora c’è il tifo! Anzi no. Il pubblico è scarso e moscissimo, tanti stranieri abbastanza disinteressati. Grazie eh. Provo a gasarli un po’, ma non funziona tanto bene. E ricomincia a piovere, non molto, ma tanto da rendere di nuovo i sanpietrini scivolosi. Vesciche ai piedi.

Ma sto ancora sorpassando (pur rallentando un po’), sono a 30 e il tipo che mi infastidiva rimane dietro. 

Piazza di Spagna, via del Tritone, discesa, yiuppi! Un km a 4’, l’ultimo però. Takadà per i vicoli del centro, curve sugli sci. Improvvisamente non so nemmeno più dove siamo! Ah si, ecco piazza Navona.  

Fatica durissima, sono a tutta, ma le gambe sono finite. Rimangono solo testa, poca, e cuore. Solo chi ha corso una maratona può capire di cosa parlo. Supero ancora, ma perdo il conto. Ormai non importa più. 

Quattro chilometri ancora. Si torna a Piazza Venezia, per girare intorno ai Fori e uscire dietro al Colosseo. Ma questa è casa mia, queste sono le strade in cui mi alleno, ogni passo è una semplice ripetizione di un gesto fatto tante volte, so perfettamente quanta altra salita viene ora, quanta discesa dopo, dove devo girare, dove sono le buche e quanti sampietrini (scivolosi) mancano. Gli ultimi tre chilometri potrei farli anche dormendo. 

Ci sono due davanti lontanissimo, ma li vedo, loro non sanno dove andare, non sanno quanto manca. E infatti li raggiungo, davanti al Colosseo. 

Come sarebbe bello il Colosseo se non fossi così stanco. 

Discesa, di nuovo su via dei Fori, eccolo l’arco d’arrivo. Segna 2h55’, non mi tornano i conti, per via del disallineamento col gps, ma cosa importa. 

È sempre personale, quasi due minuti meno del 2016!

E poi quel chilometro per tornare a casa, un viaggio, un’altra sofferenza. Impiego quasi mezzora, ma è mezzora di felicità!

3 commenti:

  1. Grandissimo PB jo. Non vengo sul blog da qualche mese e trovo questa bella novità. Io non corro da un anno e 2 mesi invece, a parte 3-4 corsette a tempo perso. Vado in mtb giusto per far qualcosa, che comunque in montagna ha il suo perché. Ciao ciao enj.

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  2. Leggere queste pagine è sempre poesia

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