Ed ecco il mio primo resoconto di una gara: si tratta niente
di meno che della Roma-Ostia 2014, “la più frequentata delle mezze italiane”
come dicono gli organizzatori, gara che ha una storia oggi quarantennale. E
infatti ricordo da bambino i racconti di uno zio podista che non solo faceva la
gara (che all’epoca era di 30 km), ma poi tornava a Roma di corsa!
Insomma a Roma è la gara per eccellenza (la maratona è molto
più giovane e non per tutti) e anche di riferimento per tutti i runners, nel
senso che quando si vuole capire il valore atletico di qualcuno alla fine si
chiede “vabbè ma quanto hai fatto alla Roma-Ostia?”.
E’ una gara non facile, perché molto ondulata e con qualche
salita impegnativa e con lo start molto affollato (quest’anno erano stati dichiarati
più di 13000 iscritti) per cui, anche partendo avanti, i primi km si perde
sempre qualcosa.
Mattina della gara: sveglia alle 6, colazione leggera (the,
4 fette biscottate e marmellata, caffè), espletamento di rito, vestizione….ecco
cosa indosso? Canotta e svolazzini, o termica canotta e svolazzini? Piove o non
piove? Fa freddo? Boh nel dubbio mi porto tutto, poi ci penso sul posto!
Ore 7.20 via in scooter verso l’EUR, ca..o che freddo, mi si
congelano i piedi con le kinvara.
Ci sono, parcheggio, mi cambio, in giro vedo tanta gente in
canotta e allora siamo uomini o caporali? Opto eroicamente per solo canotta e
svolazzini….e per la prima volta in gara….sentirò freddo!!!
Ore 8.30 inizia il riscaldamento con un amico che mi chiede “perché
tremi, sei emozionato?” e io “ho freddo” e lui “e ce credo, te sei vestito pe
annà a fa er bagno a mare!” e io “si si vedrai tu che caldo che avrai con quel
pullover (la termica ndr)” e intanto dentro di me rosico parecchio.
Ore 8.55 la griglia rossa è già mezza piena e entro anche
io.
E’ la terza volta che entro in una griglia alla Roma-Ostia,
le prime due volte mooolto più indietro, però! Per cui dovrei avere l’esperienza
per gestirla bene. In effetti le altre volte alla fine ero stato soddisfatto di
come avevo condotto la gara, a differenza di qualche 10k in cui mi era capitato
di scoppiare.
Il problema che ho ogni volta (credo abbastanza comune) è di
impostare un ritmo ragionevole: l’ultima mezza a Fiumicino avevo tenuto un 3’56’’
al km e si trattava ampiamente del mio PB. Inoltre c’era stato anche vento
contro gli ultimi km, quindi pensavo di valere qualcosa in più. Da Novembre a
Febbraio, nonostante avessi avuto dei cali, lo stato di forma mi sembrava
leggermente migliorato, ma leggermente eh! Quindi in testa, senza dirlo a
nessuno, nemmeno a me stesso, avevo un 3’50’’ al km (seeeee). Sarei stato
soddisfatto anche di PB ma almeno sotto 1h22’, anche di 1 secondo.
I più svegli di voi si staranno a questo punto chiedendo: “ma
come ca..o si fa a tenere un certo ritmo di riferimento in una gara che NON è
piatta? Le salite fanno rallentare e le discese accelerare.” Logico no?
Infatti. E qui io sono molto ben organizzato, per non dire
furbo! Ho un ritmo in testa (che non dico a nessuno, nemmeno a me stesso) ma
mica tengo quello in gara! Eh no mica mi fregano a me! In gara ho un vincolo:
per non strafare soprattutto all’inizio mi impongo di non superare una certa
frequenza cardiaca, che ho individuato nelle precedenti tenzoni.
Ricapitoliamo, la cosa è molto semplice: devo semplicemente
correre senza superare una certa soglia di frequenza cardiaca, sia in salita,
sia in discesa. Il tempo dovrebbe essere irrilevante, dovrebbe venire da solo.
Ovviamente questa è la teoria, vedremo che la pratica sarà un po’ diversa!
Ore 9.15 si parte: solita calca iniziale, riesco ad avviarmi
senza inciampare, mi inizio a lanciare e tac sgambettone da dietro da
espulsione diretta….mi reggo in piedi per miracolo con una manovra alla salto
triplo, e sento “scusa eh” e io “scusa un ca..o!” e lui “vaf….ulo” e io “xxxxxxxxxx,
ma molte più di lui eh” lo scambio dura ancora qualche secondo poi lascio
perdere.
Quando tira il vento sento freddo e sarà così fino alla
fine, ma di questo abbiamo già parlato.
Primo km lento per via del traffico 4’15’’, ma lo sapevo per
cui sto tranquillo…si si come no, a metà del 2° km guardo il gps 3’38’’ minchia
e qui mi ricordo del vincolo di cui sopra, che avevo deciso essere 171 bpm,
quindi rallento un po’. Ora perché 171? In realtà l’anno scorso il mio vincolo
era 167! Poi ho cambiato metodo di allenamento (ve ne parlerò in futuro) e
quest’anno viaggio a frequenze un po’ più alte, per cui non ho ancora un
riferimento preciso. 171 mi sembrava adeguato. E infatti il 3° km pianeggiante
a 171 faccio 3’50’’, e inizio a pensare “azz perfetto, allora ce la faccio a
fare il tempone”, trascurando i segnali provenienti dal corpo, tipo
respirazione non proprio facile….
Qui sta il problema, come sempre i più svegli di voi avranno
già capito: uno mette un vincolo, ma poi ha in testa un ritmo e se l’andatura
non è adeguata oppure se il corpo reclama, la testa rimuove il vincolo o lo
mantiene palesemente troppo elevato!
Passo ai 5 km in 19’10’’, media perfettamente a 3’50’’. Ci
sono delle salite ma anche delle belle discese, in cui sento le gambe un po’
imballate, al limite dello stiramento, la cosa mi preoccupa un po’, ma vado
avanti così, mica mollo io eh!
10 km 38’36’’!!! Solo fino a qualche mese fa sarebbe stato
il mio personale!!! Media ancora sui 3’51’’ inizia la salita del camping, in
cui cerco di rispettare il vincolo per bene. E qui sento una voce “Namo Jo”, mi
giro un po’, è un amico che sopraggiunge più forte di me (aveva detto che
avrebbe fatto un allenamento! Seeee). Io gli faccio “vai, che io in salita
rallento un po’” (mica gli devo spiegare tutta la storia del vincolo a lui
eh!). Lui: “no no annamo insieme dai”. Io, un po’ perplesso accelero un
pochino, ma lui mica rallenta!!! Lo vedo andare e non dico nulla.
La salita passa abbastanza velocemente, e scollino a 3’55’’
di media. Speravo un paio di secondi meno, qualche sicurezza inizia a
vacillare. Inizia pure a piovigginare e la strada si fa scivolosa, cerco l’asfalto
più ruvido per rimanere efficace, però noto che parecchia gente inizia a
superarmi….brutto segno.
L’andatura nei tratti di pianura è ancora buona, sui 3’55’’,
però inizia la stanchezza, il vincolo non è più un problema, perché non riesco
più ad alzare la frequenza sopra i 170, altro brutto segno…però non manca più
molto!
Siamo al 15°, altra voce da dietro “namo, jo”. Mi pare un
deja vu, mi giro e arriva un altro amico bello pimpante. Io: “aho meno male che
sei arrivato, stavo cedendo”, lui senza pietà “no io me sto a frenà, vado
facile” io (dentro di me) “grazie eh”. Lui “annamo insieme dai” e riparte a 3’45’’.
Lo seguo 500 mt poi capisco che non è il caso…manca ancora troppo.
Ultimi 5km un po’ in sofferenza, ora fatico a tenere i 3’55’’,
però stringo i denti e appena vedo il mare riesco pure ad aumentare il ritmo
(di pochissimo eh, stavo a scoppià!).
Eccoci sul traguardo, guardo il tabellone…no sono 3
tabelloni, perché ci sono 3 onde che partono ad orari diversi….uno dice 1h09’,
non direi che non è il mio…l’ultimo dice 1h21’ e rotti….si si è il mio mi sa
che va bene allora, premo stop guardo 1h21’45’’! Va benissimo così, al 15° avevo
temuto il peggio, invece miglioro il PB di più di un minuto e di più di 4’ la
precedente roma-ostia.
Mi cambio velocemente, trenino fino all’EUR e a casa sotto
la pioggia. Ma solo chi corre e gareggia sa come ci si sente leggeri dopo una
gara andata bene!
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