Ai più attenti tra i miei affezionatissimi lettori non
sarà sfuggito che non avevo terminato la saga sugli infortuni, cui manca almeno
un’ultima puntata. La brusca interruzione di un anno fa richiede un veloce
riassunto delle puntate precedenti (per i dettagli, leggere qui e qui):
1) Uno dei fattori più
importanti dell’allenamento è la capacità di non infortunarsi spesso. Vale
molto di più un periodo lungo senza interruzioni di qualsiasi scheda al mondo;2) Quando si sta bene occorre fare prevenzione, contro le quattro cause d’infortunio prevalenti (intensità, volume, riscaldamento, scarpe);
3) In caso d’infortunio, occorre decidere se continuare ad allenarsi o fermarsi. Per farlo ho messo a punto un protocollo per evitare di procedere a caso;
Il protocollo prevede di continuare a correre nel caso in
cui il dolore/fastidio consenta di allenarsi senza modificare la tipologia
degli allenamenti pianificati e se non si rilevano peggioramenti dopo le
sessioni di allenamento.
Nel caso invece in cui non si ricade nella precedente
casistica (cioè ripeto per i poveri di spirito, o il dolore non consente di
correre senza modificare il piano degli allenamenti, oppure se continuando a
correre si notano peggioramenti) allora è arrivato il triste momento di
accettare di doversi fermare.
Psicologicamente non è facile: immaginate di aver
investito tutto il tempo libero degli ultimi tre mesi nella preparazione di una
maratona e due settimane prima dell’evento
vi troviate a dover decidere se rischiare o meno. La maggior parte dei runner
tenderebbe a rischiare, e se l’infortunio fosse serio, metterebbe a repentaglio
maratona e soprattutto post-maratona. Per questo occorre seguire un protocollo
preciso, che non lasci spazio all’improvvisazione.
Bene, cioè male, la decisione è presa, occorre fermarsi.
Accettata. Si ma per quanto tempo? Eh signora mia, il tempo necessario a
guarire completamente! E anche qui, siori e siore, abbiamo un bel protocollo,
venite, venite, non ve ne pentirete.
Il secondo protocollo, che per capire quando si può
ricominciare ad allenarsi, è il seguente:
0) Eh si, c’è un punto zero!
Prima ancora di capire quando ripartire è fondamentale identificare la causa
dell’infortunio e ripromettersi (10 atti di dolore e 4 rosari completi) di
eliminarla non appena si ricomincerà. Again, fare riferimento alle quattro
cause degli infortuni come descritto nel post n.2;
1) Qui inizia il protocollo
vero e proprio. Prima ancora perfino di pensare di rimettere le scarpette ai
piedi non si deve più sentire alcun fastidio camminando o alzandosi in piedi;
2) Non si sente più nessun
fastidio camminando. Bene. Non è ancora il momento di rimettere le scarpette.
Occorrono prima due facilissimi test: a) 100mt di corsetta lentissima, se si
sente fastidio aspettare tre giorni; b) due rampe di scale (da dieci gradini
diciamo). La prima rampa scendere camminando. Se si sente il fastidio, test
fallito. Altrimenti, scendere la seconda rampa correndo lentamente. Se si sente
fastidio, test fallito. Ripeterlo dopo almeno altri tre giorni. Se non si è
avvertito nulla, allora si è pronti per il livello successivo;
3) Finalmente è il momento di
mettere le scarpette, ma per poco la prima volta! Solo un giretto sotto casa,
lento, molto lento, lentissimo (7’-8’/km). Uno massimo due chilometri. Fermarsi
e tornare camminando al minimo fastidio, riprovare dopo tre giorni. Altrimenti,
il giorno dopo passare al punto successivo;
4) Ci siamo quasi, ora allunghiamo la distanza: 5-6 km, sempre lenti, molto lenti, lentissimi. Ancora fermarsi e tornare camminando al minimo fastidio, riprovare dopo tre giorni. Altrimenti, il giorno dopo passare al punto successivo;
5) Ultimo test: proviamo la
velocità. 5-6 km lenti, molto lenti, lentissimi. Stretching, qualche esercizio
per le gambe (es. skip), 2-3 allunghi leggeri di 50 mt. Poi 2 km in
progressione: si parte lentamente e progressivamente si accelera. Ultimi 500mt
diciamo al proprio ritmo 10km. Ancora fermarsi e tornare camminando al minimo fastidio,
riprovare dopo tre giorni. Altrimenti si è pronti a ricominciare!
6) Siamo ufficialmente guariti.
Si ricomincia molto progressivamente un giorno si e uno no, almeno, con
distanze crescenti sempre in modo progressivo, aggiungendo 1-2 km ogni volta al
massimo. Solo corsa lenta, frequenza cardiaca al massimo 70% della FCmax. Dopo
un periodo congruo, si possono aggiungere altri allenamenti e reinserire i
medi. Costruzione finché non si ritorna almeno al livello pre-infortunio.
Ora si è sani di nuovo, il
ciclo è chiuso, occorre tornare al punto di partenza: la prevenzione.
Anche per il secondo
protocollo ho un aneddoto, vecchissimo, del 2011.
Avevo iniziato a correre da
un anno circa e a gareggiare da qualche mese. In programma la mia prima mezza,
a Fiumicino. Mi allenavo con un amico che la chiuse in 1h38’, quello valevo
anche io.
L’1 Novembre, a 10 giorni dalla gara, esco per un lento. Ero
particolarmente contento, musica a palla, bellissima giornata di sole, umore
ottimo, direzione Appia antica. Sarà per questo che parto già allegro, primo
chilometro a 5’/km, il secondo viaggiavo intorno ai 4’50’’ tranquillo senza
fare fatica. Allungo un po’ il passo per evitare una buca e zacchete, morso
dell’asino al polpaccio.
Si chiama così, un dolore pazzesco al polpaccio
proprio come se fosse stato morso! Mi fermo immediatamente, non riesco proprio
a camminare per il dolore. Da subito capisco che la mezza è seriamente a
rischio. Sto un attimo seduto, faccio stretching sperando che sia una cosa
passeggera.
Proprio in quel momento passa un immenso stormo di storni. Se non
li conoscete, sono uccelletti che volano tutti insieme facendo figure
incredibili, a Roma è pieno. Ebbene questi simpatici volatili hanno un grosso
difetto, cacano in continuazione. Potete immaginare il mio stato d’animo:
infortunato e scagazzato.
Mi faccio coraggio: provo a correre. Altro morso dell’asino.
Adesso realizzo che non è una cosa passeggera, infatti probabilmente si trattò di una piccola lesione muscolare (non lo so con certezza perché come detto dal medico non ci vado). Mi trascino camminando a casa
con l’umore nero. Come cambiano le cose in pochi istanti.
Il giorno dopo ho
dolore, non fastidio, dolore, solo a camminare ma ancora non ho rinunciato al pensiero
della gara.
Nel frattempo cerco di capire perché mi sono infortunato (livello 0).
Non avevo aumentato intensità e volumi, né cambiato scarpe. Rimane lo scarso
riscaldamento, che in effetti non avevo proprio fatto. Da quel giorno in poi
non lo salerò più.
Dopo tre giorni non ho ancora rinunciato all’idea della
gara: provo i 100mt del livello 1 del protocollo. Subito sento fastidio. Ok
gara andata, nessuna possibilità. Mi metto l’anima in pace.
Dopo tre giorni
riprovo la corsetta. Non sento niente. Bene, ascensore, due rampe di scale,
tutto ok. I giorni seguenti passo senza problemi tutti i livelli del
protocollo. E’ il giorno della gara. Non sono pronto a gareggiare ma a
ricominciare a correre si! E sono contento come se avessi fatto un PB.
Ora la saga sugli infortuni
è completa, dopo un anno potete finalmente riprendere sonno.
Ciao anche io ho avuto un infortunio simile allora mi fermo 30 giorni dopodiché inizio con 4.5 km e tutto bene la settimana dopo ne faccio 7 km e di nuovo crack,! Ora ti chiedo un consiglio cioè quando ho avuto il primo infortunio avevo scarpe nuove da un mese 2 giorni prima avevo fatto un trekking e quel giorno faceva freddissimo secondo te se fra le 3 la causa del mio infortunio sono le scarpe cosa devo fare mettere via le nuove e tornare alle vecchie? Graxie
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSe l'infortunio è di tipo muscolare, una lesione, anche lieve, difficilmente la causa sono le scarpe. Fai riscaldamento per bene?
RispondiEliminaun interessante video motivazionale sulla gestione degli infortuni nel running: https://www.youtube.com/watch?v=F_8A9Ewcsxk
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