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giovedì 7 gennaio 2016

Corri per la Befana



Perché facciamo sempre gli stessi errori? 

Che c’entra questo con la mia gara? 

C’entra, perché ho di nuovo fatto l’errore di non considerare le condizioni ambientali sfavorevoli, tirando quindi troppo i primi chilometri per poi soffrire negli ultimi. Gestione di gara pessima, e mi capita sempre in caso di condizioni sfavorevoli non attese.

Io lo so perché tutti noi facciamo sempre gli stessi errori, in tutte le cose della vita. Il motivo è anche piuttosto semplice: perché reagiamo meccanicamente agli stimoli esterni e interni. 

E soprattutto alle emozioni, che viaggiano molto più velocemente dei pensieri. 

La paura, la rabbia, la tristezza prendono il controllo di noi stessi in una frazione di secondo e ci fanno agire, ma non sempre nel modo giusto.

Nel mio caso è stata la paura di non raggiungere un risultato che pensavo fosse alla mia portata, cioè la paura di non riuscire bene, cioè, in ultima analisi, la paura di non essere accettato dagli altri. Cosa diffusissima e causa di grandi sofferenze per tanti, in cose certamente più importanti nella vita. 

Se fossimo capaci di conoscerci bene, sapremmo prevenire questi fenomeni, perché li riconosceremmo prima. Lo sapevano già gli antichi Greci, per esempio: ΓΝΩΘΙ ΣΑΥΤΟΝ (conosci te stesso), si leggeva sul frequentatissimo tempio di Apollo a Delfi.

Ma veniamo al sodo, cioè alla mia insulsa gara: ore 8.30, mi sto iniziando a preparare, fuori il diluvio. “Papà, non ci vai a correre vero?”, “ehm, beh, si ci vado” (nella mia testa, e che ci vado a fare?). 

Ore 9,10. Ha smesso di piovere. Vado. Mi scaldo (in realtà non fa freddo, ci sono più di 10 gradi) andando alla partenza, abito vicino. Entro in griglia e sono pronto.

La strada è bagnata, sta ricominciando a piovere, il parco me lo posso immaginare, sarà una pozza. Quindi avrei tutti gli elementi per capire che oggi il tempo non conta, si dovrebbe fare una gara di posizione. 

Va bene, vediamo chi c’è che conosco: er Principe non lo vedo, ma ci sono il Nero e Michele, tengo d’occhio loro, sono un ottimo riferimento. Siamo vicini in partenza, scambiamo due chiacchiere e già siamo al count down. 

Si parte. Spintoni da tutte le parti, più del solito. Come sempre in partenza soffro, perché ho paura di cadere nella calca, quindi perdo qualcosa. Dopo 300 mt finalmente alzo gli occhi e i miei due amici non li vedo più, li ho già persi! 

Vabbè, il primo km lo tiro, poi vediamo. 3’34’’, è leggera discesa, quindi può andare. Finalmente vedo il Nero, una decina di secondi più avanti. Riferimento agganciato.

Secondo km, qui avviene il fattaccio. Guardo il gps, 3’44’’. Fuori target, mi aspettavo 3’40’’. Ma la sensazione di fatica è già quella limite per un 10.000.

Parte l’emozione, la paura di non fare un buon tempo, che immediatamente prende il controllo e mi fa aumentare il ritmo a 3’40’’, che però faccio fatica a tenere, e sono solo al secondo km. 

Col senno di poi, è facile capire che andavo qualche secondo più lento del dovuto perché le condizioni ambientali erano sfavorevoli. Probabilmente la strada bagnata e il conseguente leggero slittamento quasi a ogni passo, oppure l’umidità altissima, che fa l’effetto “altura”, come se ci fosse meno ossigeno nell’aria, o qualsiasi altra cosa, rendevano il passo che ben tenevo negli allenamenti (in altre condizioni, però!) oggi insostenibile. 

E quindi avrei dovuto adeguarmi e procedere a sensazione, senza guardare il crono. E invece no, fatica fin da subito. 

Per farla breve, tengo botta fino al parco (settimo km). Passo ai 5 km in 18’30’’, solo qualche secondo sopra quello che avevo in programma. Il sesto ancora in media. 

E arrivo all’ingresso del parco. Si passa sotto un piccolo tunnel sotto la ferrovia e subito la strada è un acquitrino. Per evitare la mega-pozzanghera, mi tengo sul bordo dove però è rovo, che aggancio con la spalla. Risultato: graffione con sangue copioso sul braccio. Iniziamo bene. 

Ora inizia il sentiero: fango, si slitta. Capisco ormai che il tempo non conta più niente e non guarderò più l’orologio. 

Fatico già troppo, quando sento da dietro “vai Jo”. Poco dopo mi supera er Principe! Allora c’era! E lui si che sa gestire le gare, fossi potuto partire con lui! 

Siamo all’ottavo km, provo a seguirlo, ma subito un’altra sorpresa: l’organizzazione ha cambiato il percorso rispetto agli anni precedenti. 

Invece di seguire le strade ampie di sempre andiamo per un single-track strettissimo e fangosissimo. L’unico modo per andare avanti è correre sull’erba bagnata! A casa vedrò che il ritmo si è alzato a questo punto fino ai 4’/km! 

Er Principe ne ha di più, perché ho spinto inutilmente troppo all’inizio, adesso lo capisco, quindi piano piano mi stacca, ma il Nero è sempre lì, una decina di secondi avanti. 

Finalmente usciamo dal parco, ultimi 200 mt sull’asfalto e stavolta ne ho per sprintare, almeno la soddisfazione di resistere a uno che voleva superarmi proprio alla fine!

Dimentico pure di fermare il crono, quindi vedrò il tempo solo a casa.

7’39’’, peggio di due anni fa! 81° su 2239 partecipanti, ovviamente meglio di due anni fa! Er Principe e il Nero non lontani. Soddisfatto non posso esserlo, non tanto per il tempo o la posizione ma perché non ho saputo gestirmi un’altra volta. 

Pazienza. Per fortuna a volte le condizioni favorevoli per fare il tempo ci sono, così non posso sbagliare!

1 commento:

  1. Si tratta comunque di una prestazione di grande spessore e coraggio, Jonathan! La tua insoddisfazione (o parziale soddisfazione) è indice di crescita, ambizione e maturità, tutti elementi che ti torneranno utili nel momento giusto. Sempre grandi complimenti!

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