Perché facciamo sempre gli stessi errori?
Che
c’entra questo con la mia gara?
C’entra, perché ho di nuovo fatto l’errore di
non considerare le condizioni ambientali sfavorevoli, tirando
quindi troppo i primi chilometri per poi soffrire negli ultimi. Gestione di
gara pessima, e mi
capita sempre in caso di condizioni
sfavorevoli non attese.
Io lo so perché tutti noi facciamo sempre gli
stessi errori, in tutte le cose della vita. Il motivo è anche piuttosto
semplice: perché reagiamo meccanicamente agli stimoli esterni e interni.
E soprattutto alle emozioni, che viaggiano molto più velocemente dei pensieri.
La paura, la rabbia, la tristezza prendono il controllo di noi stessi in una
frazione di secondo e ci fanno agire, ma non sempre nel modo giusto.
Nel mio caso è stata la paura di non
raggiungere un risultato che pensavo fosse alla mia portata, cioè la paura di non
riuscire bene, cioè, in ultima analisi, la paura di non essere accettato dagli
altri. Cosa diffusissima e causa di grandi sofferenze per tanti, in cose
certamente più importanti nella vita.
Se fossimo capaci di conoscerci bene,
sapremmo prevenire questi fenomeni, perché li riconosceremmo prima. Lo sapevano
già gli antichi Greci, per esempio: ΓΝΩΘΙ ΣΑΥΤΟΝ (conosci te stesso), si
leggeva sul frequentatissimo tempio di Apollo a Delfi.
Ma veniamo al sodo, cioè alla mia insulsa
gara:
ore 8.30, mi sto iniziando a preparare, fuori il diluvio. “Papà, non ci vai a
correre vero?”, “ehm, beh, si ci vado” (nella mia testa, e che ci vado a
fare?).
Ore 9,10. Ha smesso di piovere. Vado. Mi scaldo (in realtà non fa
freddo, ci sono più di 10 gradi) andando alla partenza, abito vicino. Entro in
griglia e sono pronto.
La strada è bagnata, sta ricominciando a piovere, il
parco me lo posso immaginare, sarà una pozza. Quindi avrei tutti gli elementi per capire che oggi il tempo non conta, si dovrebbe
fare una gara di posizione.
Va bene, vediamo chi c’è che conosco: er Principe
non lo vedo, ma ci sono il Nero e Michele, tengo d’occhio loro, sono un ottimo
riferimento. Siamo vicini in partenza, scambiamo due chiacchiere e già siamo al
count down.
Si parte. Spintoni da tutte le parti, più del solito. Come sempre
in partenza soffro, perché ho paura di cadere nella calca, quindi perdo
qualcosa. Dopo 300 mt finalmente alzo gli occhi e i miei due amici non li vedo
più, li ho già persi!
Vabbè, il primo km lo tiro, poi vediamo. 3’34’’, è
leggera discesa, quindi può andare. Finalmente vedo il Nero, una decina di
secondi più avanti. Riferimento agganciato.
Secondo km, qui avviene il fattaccio. Guardo
il gps, 3’44’’. Fuori target, mi aspettavo 3’40’’. Ma la sensazione di fatica è
già quella limite per un 10.000.
Parte l’emozione, la paura di non fare un buon
tempo, che immediatamente prende il controllo e mi fa aumentare il ritmo a 3’40’’,
che però faccio fatica a tenere, e sono solo al secondo km.
Col senno di poi, è
facile capire che andavo qualche secondo più lento del dovuto perché le
condizioni ambientali erano sfavorevoli. Probabilmente la strada bagnata e il conseguente leggero slittamento quasi a ogni
passo, oppure l’umidità
altissima, che fa l’effetto “altura”, come se ci fosse meno ossigeno
nell’aria, o qualsiasi altra cosa, rendevano il passo che ben tenevo negli
allenamenti (in altre condizioni, però!) oggi insostenibile.
E quindi avrei
dovuto adeguarmi e procedere a sensazione, senza guardare il crono. E invece
no, fatica fin da subito.
Per farla breve, tengo botta fino al parco (settimo
km). Passo ai 5 km in 18’30’’, solo qualche secondo sopra quello che avevo in
programma. Il sesto ancora in media.
E arrivo all’ingresso del parco. Si passa
sotto un piccolo tunnel sotto la ferrovia e subito la strada è un acquitrino.
Per evitare la mega-pozzanghera, mi tengo sul bordo dove però è rovo, che
aggancio con la spalla. Risultato: graffione con sangue copioso sul braccio.
Iniziamo bene.
Ora inizia il sentiero: fango, si slitta. Capisco ormai che il tempo
non conta più niente e non guarderò più l’orologio.
Fatico già troppo, quando
sento da dietro “vai Jo”. Poco dopo mi supera er Principe! Allora c’era! E lui
si che sa gestire le gare, fossi potuto partire con lui!
Siamo all’ottavo km,
provo a seguirlo, ma subito un’altra sorpresa: l’organizzazione ha cambiato il
percorso rispetto agli anni precedenti.
Invece di seguire le strade
ampie di sempre andiamo per un single-track strettissimo e fangosissimo. L’unico
modo per andare avanti è correre sull’erba bagnata! A casa vedrò che il ritmo
si è alzato a questo punto fino ai 4’/km!
Er Principe ne ha di più, perché ho
spinto inutilmente troppo all’inizio, adesso lo capisco, quindi piano piano mi
stacca, ma il Nero è sempre lì, una decina di secondi avanti.
Finalmente
usciamo dal parco, ultimi 200 mt sull’asfalto e stavolta ne ho per sprintare,
almeno la soddisfazione di resistere a uno che voleva superarmi proprio alla
fine!
Dimentico pure di fermare il crono, quindi vedrò
il tempo solo a casa.
7’39’’, peggio di due anni fa! 81° su 2239 partecipanti, ovviamente meglio di due anni fa! Er
Principe e il Nero non lontani. Soddisfatto non posso esserlo, non tanto per il
tempo o la posizione ma perché non ho saputo gestirmi un’altra volta.
Pazienza.
Per fortuna a volte le condizioni favorevoli per fare il tempo ci sono, così
non posso sbagliare!
Si tratta comunque di una prestazione di grande spessore e coraggio, Jonathan! La tua insoddisfazione (o parziale soddisfazione) è indice di crescita, ambizione e maturità, tutti elementi che ti torneranno utili nel momento giusto. Sempre grandi complimenti!
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