Domenica, come descritto nel post sugli allenamenti, avevo
un lungo lento di 3 ore. Quando devo correre così a lungo e lento (e per me
lento significa veramente lento), scelgo quasi sempre di andare in centro, così
ho talmente tanto da guardarmi intorno, che il tempo passa più velocemente e la
fatica non si sente (cioè no, alla fine si sente, ma sono quasi a casa!).
Ho pensato di condividere quello che ho vissuto:
Sveglia alle 6 (sento un coro: “pure la domenica!” . Eh,
pure la domenica, perché dopo voglio avere il tempo di stare con la famiglia…non
mi faccio mancare niente!)
Colazione frugale: the, 4 fette biscottate e marmellata.
Espletamento delle dovute formalità, vestizione, oggi tutto con calma e alle 7
sono in strada.
E’ una giornata stupenda, sole caldo e nemmeno una nuvola.
Il sole è già salito un po’ sopra l’orizzonte, sono di buonumore. Un po’ di
riscaldamento e sono già al parco degli acquedotti, uno dei posti più belli di
Roma. L’andatura sarà facile, guarderò poco l’orologio e molto intorno.
Pochi km e sono già l’appia antica, la regina viarum, e ci
rimarrò per 7 km. Sono solo, Roma ancora dorme e l’appia antica oggi è mia. Rotta
verso il centro, i monumenti funerari dell’antica Roma mi fanno la ola. Eh si
perché ormai con qualche statua ci parlo pure quando passo, sicuramente le
saluto!
Supero Cecilia Metella, la più imponente delle tombe, le
catacombe di San Callisto, che sono ancora chiuse, altrimenti sarei passato
dentro (non sotto eh!) in uno dei luoghi meno conosciuti ai non-runner. Passo
il Quo Vadis e finalmente entro nelle mura Aureliane attraverso la bellissima Porta
San Sebastiano. Da qui a Caracalla la strada è sempre all’ombra (anche d’estate),
tra due alti muri che proteggono le più belle ville di Roma. Imperdibile,
quando verrete a correre a Roma, passateci.
Caracalla quindi, prendo per il biscotto, il posto in cui si
allenano tutti i giorni molti runner romani, domenica compresa. Fino ad ora ho
incontrato solo un paio di corridori, al biscotto invece è pieno di magliette
colorate e calzoncini. Qualcuno fa le ripetute! Boh!
Entro così nel centro vero e proprio. Circo Massimo,
assolatissimo, Santa Maria in Cosmedin, con la bocca della verità. Vado
oltre-Tevere, attraversando l’isola Tiberina e decido di scendere sulla
banchina del Tevere. Altre volte vado a San Pietro, oggi scendo perché qualche
giorno fa ho visto “La grande Bellezza” la cui scena finale, quella dei
sottotitoli, è girata su una barca che risale il Tevere partendo esattamente
dall’Isola Tiberina. Rivedo dal vivo le stesse cose: i ponti soprattutto che da
sotto sono completamente diversi, i barconi, che stanno ancora lì, i gabbiani e
il fiume ancora gonfio e che invade per un pezzo la banchina. L’atmosfera
diventa magica quando improvvisamente dopo una curva stretta del fiume appare
Castel Sant’Angelo, esattamente come nel film.
All’altezza dell’Ara Pacis devo risalire perché la banchina
è ancora sotto l’acqua. Mi accorgo che ho passato l’ora e mezza, praticamente
mi è volata, e penso che devo tornare indietro.
Continuo poco sul lungotevere,
riattraverso il fiume e sono a Piazza del Popolo, ed entro in piazza correndo
50 metri esattamente lungo l’ombra dell’obelisco egizio. Qui potrei scegliere
tra via del Babbuino per Piazza di Spagna, Via di Ripetta per il Campo Marzio o
via del Corso. Scelgo l’ultima, quasi 2 km tra i negozi verso Piazza Venezia. Nel
frattempo Roma si è svegliata e via del Corso è già piena di turisti, oltre che
di tantissimi runner.
Guardo di sfuggita le vetrine dei negozi ancora chiusi, un’occhiata
a Trinità dei Monti e via Frattina e già sono a davanti al Vittoriano. Ogni
volta la vista dei militari di guardia al milite ignoto mi emoziona un po’, ma
dura poco perché ho già imboccato via dei Fori Imperiali, oggi parzialmente
occupata da una manifestazione ciclistica. In fondo vedo il Colosseo e penso
che fra 2 domeniche dovrei passare di qui per chiudere la Maratona…e parte l’adrenalina!
Via dei Fori la soffro sempre, inizio a pensare che sia un po’ in falsopiano.
Il Colosseo è come sempre pieno di turisti, soprattutto giapponesi. Faccio
fatica a passare, uno sguardo all’Arco di Costantino e corro già di fianco al
Palatino per chiudere l’anello a Caracalla.
Rifaccio il biscotto e prendo
ancora l’Appia Antica, stavolta in senso inverso, fino al Quo Vadis.
Qui entro
nel parco della Caffarella, bellissimo: agro romano lasciato come era una
volta. Dentro ci sono pure bei monumenti poco conosciuti, come il ninfeo di
Annia Regilla.
Adesso sono stanco, ho già passato i 30 km, raggiungo il parco
con gli acquedotti Claudio e in poco tempo sono a casa. LAP. Stanchissimo,
anche se sono andato piano, ma con gli occhi pieni della “grande bellezza”.
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