Seconda puntata della nuova rubrica del blog: i luoghi
comuni del running.
Oggi le deliziose critiche del vostro affezionatissimo
sono dedicate a un articolo segnalato da un lettore, nei commenti della primapuntata della rubrica.
Si tratta di un pezzo apparso ancora su Runner’s Wolrd,
stavolta edizione cartacea, quella di ottobre 2015 (pg.92-95), dall’altisonante
titolo “Verso
l’infinito (e oltre)”, firmato
nientepopodimenoché da Fulvio Massini, uno dei “mostri sacri” per i
runner 2.0.
Passiamo immediatamente all’analisi, senza perderci in
chiacchiere.
Il sottotitolo recita: “come migliorare la tua resistenza e riuscire a correre sempre più
lontano e anche più forte.” Bene, sembrerebbe della serie “la botte piena e
la moglie ubriaca”, ma in realtà anch’io penso che questa cosa si possa fare,
vediamo il contenuto allora.
Il nostro Fulvio inizia con un pistolotto filosofico su
cosa s’intenda per corsa di resistenza per dire che è più corretto chiamarla
“endurance” (vabbè) e che con quel termine intende una corsa compresa tra gli
8-10 minuti e più di una o due ore, in cui occorre ossigeno e si bruciano
principalmente grassi.
Perfetto, è proprio il range coperto dal mio metodo.
Interessante. Andiamo avanti.
Primo paragrafo: “gli
effetti dell’allenamento di endurance”.
Vai
Fulvio, vai. Un po’ di fisiologia spiccia, grassi, zuccheri, ossigeno, si
citano i mitocondri, fibre muscolari lente (ST) e veloci (FT) (vabbè, di veloci
ce ne sono di due tipi, diverse, ma capisco che in 4 pagine non si può dire
tutto). Poi si dice che “quando vengono
arruolate le fibre veloci l'organismo fa molta fatica, sia fisica che mentale”.
Vero. Ma poi, “è quanto accade, ad
esempio, quando s'incontra il cosiddetto “muro del maratoneta". E che
c’entra? Mah. Vabbè poteva spiegarsi meglio, per il momento gliela passiamo,
dai.
“Un altro fenomeno
da conoscere è quello della capillarizzazione. L'attività di endurance fa si
che l’ossigeno raggiunga una maggior quantità di superficie muscolare e che
venga utilizzato un maggior numero di fibre per fini energetici, aumentando
così la possibilità di correre a lungo. Il cuore, la pompa di sangue del nostro
organismo, si adatta a questa diversa e maggiore richiesta di energia
aumentando l’efficacia e abbassando il numero di pulsazioni al minuto
necessarie a mandare in circolo il sangue.”
Ohhh, qui ci sono gran parte degli aspetti più importanti
per la fisiologia della corsa, anche se troppo sintetizzati (e ci starebbe pure
su RW) e anche mal
concettualizzati.
Proviamo a fare ordine: non è che l’attività di
endurance fa si che l’ossigeno arrivi a più fibre. L’attività di endurance
provoca una serie di adattamenti fisiologici, tutti insieme, per fare in modo
che il fisico sia più adatto alla corsa (cioè più veloce e più resistente).
Quindi i muscoli si modificano in modo da poter sfruttare un numero maggiore di
fibre, meglio allenate, con più riserve di grassi e glicogeno. Per utilizzare
questo maggior potenziale occorre più ossigeno, e il corpo si adatta ad esempio
con una migliore capillarizzazione e con una maggiore efficacia della
pompa-cuore.
Più chiaro, eh signora? Ho usato anche meno parole di Fulvietto.
Proseguiamo. Secondo paragrafo: “serve
a tutti?”.
Siii, Fulvio dice
che serve proprio a tutti i runner! E poi usa la metafora della casa, con la
costruzione aerobica paragonata alle fondamenta! Evvai! È proprio il mio
pensiero. Estasi.
E via con un elenco di tutti i risvolti positivi
dell’allenamento aerobico, molti condivisibili, alcuni (es. migliora la capacità di risolvere i problemi)
non proprio attinenti al tema, vabbè poco importa. Infine si torna a dire che
l’allenamento aerobico serve proprio a tutti, sia ai principianti, sia a tutti gli altri runner, qualsiasi sia il loro livello.
Bene, fin qui, interessante, c’è stata qualche
imprecisione, ma il concetto fondamentale dell’allenamento aerobico come strumento
imprescindibile per qualsiasi, ripeto qualsiasi, tipo di runner, è stato
enunciato.
Benissimo, sono soddisfatto e adesso incuriosito del
“come” metterlo in pratica. Vai Fulvio, non ti ricordavo così “aerobically
correct”, stupiscimi ora!
Terzo paragrafo: “una
questione di fiato”.
Secondo
il nostro, per allenare l’endurance bisogna correre con una respirazione facile,
sistema perfetto per i principianti mentre i più esperti dovrebbero dare un
occhio anche al ritmo.
Per quanto, concordi che il lento vada fatto con una
respirazione facile, non sono per niente dell’idea che questo sia un sistema
adatto ai principianti. Per chi inizia a correre, la sensazione del “facile” è a
un ritmo troppo elevato, vicino al ritmo maratona, assolutamente
fuori target. Semmai i più esperti sono in grado di rendersi conto meglio dello
sforzo che stanno sostenendo.
Poi, fa un esempio col ritmo: se di solito il facile
equivale a un 5’30’’/km ma un giorno si respira facile a 5’20’’/km si può
tenere quel ritmo. Ripeto, le sensazioni spesso ingannano.
Per chiudere il paragrafo, d’emblée si introduce il concetto di VR, cioè più o
meno il ritmo gara dei 10km, secondo il nostro la soglia anaerobica. Non lo può
essere ovviamente per tutti: gli élite vanno sopra la soglia nei 10km, i
tapascioni molto sotto…
Quarto paragrafo: “come
diventare più resistenti”.
Eccoci
finalmente arrivati al “come”. Le premesse sono parzialmente condivisibili,
vediamo ora come Fulvio consiglia di mettere in pratica.
I mezzi di allenamento per l’endurance sarebbero: lento,
lunghissimo e cross training. Mah, secondo me già manca il medio e il cross
training non serve, ma andiamo avanti.
Quinto paragrafo: “il lento”.
Ne descrive tre versioni. Vai, Fulvio, vai.
“1) Lento
classico: è il mezzo più importante”. Si. “Va corso a un ritmo tra i 40 e i 50 secondi al km più lento rispetto
alla VR”, noooo,
“e la sua lunghezza può variare dai 10 ai
22 km”.
Ma a quel ritmo (per me sarebbe 4’20’’- 4’30’’/km) altro che
respirazione facile! Si va dritti senza dire una parola. “Nel programma va inserito il
giorno prima o il giorno dopo i lavori impegnativi o le gare.”
Ehhhhh? Cioè dopo una gara ti spari 22 km a quel ritmo??? Il giorno dopo come
minimo ti ricoverano d’urgenza, tendine d’achille, bandelletta, piriforme,
contratture, chi più ne ha più ne metta, signora!
Poi “se necessario…si possono pianificare più giorni consecutivi di lento”.
Si, direttamente tra i reparti ortopedia dell’ospedale.
“2) lento con
variazioni”. Sarebbe utile per i runners evoluti, che dovrebbero qualificare il lento. Per esempio 4x(3km
a VR+40’’ + 1km a VR+30’’), 16 km a tutta praticamente. Vabbè, quindi ancora
peggio del lento classico.
“3) lento di
rigenerazione”: 60-70 secondi più lento della VR. Meno male, già un po’
meglio. Ma andrebbe usato solo come recupero dopo le gare. Invece, secondo il
vostro affezionatissimo, andrebbe usato come base giornaliera, magari se serve
anche più lento.
Sesto paragrafo: “il
lunghissimo”.
Sarebbe un lento
classico, ma sopra i 25 km. Servirebbe perlopiù a maratoneti e ultramaratoneti,
ma anche a chi prepara distanze più brevi, ma, chicca, purché a non meno di 8
settimane dalla gara! Si vabbè, l’anno prima.
Qualche variante di colore: chi è in sovrappeso può
camminare un po’ ogni 4-5 km; chi non ha tempo può spezzarlo in due allenamenti
più corti nello stesso giorno. Ma anche in tre parti, signora, se non ha
proprio tempo: la mattina per andare a fare la spesa al mercato, a pranzo per
prendere i figli a scuola e la sera per portare il cane a fare la pipì, che ci
vuole signora, suvvia!
Settimo paragrafo: “l’opzione
cross training”.
È per quelli che si fanno male! E ce credo
con quell’intensità, tutti i follower di Fulvietto prima o poi ricadono in
questa casistica. C’è una chicca in questo paragrafo: “correre a lungo a basse velocità può creare
problemi a schiena, tendini e articolazioni”.
Ah sarebbe una questione di
meccanica! E poi bassa velocità VR+40’’? E alta velocità cosà sarebbe, Bolt? Semmai è la
troppa intensità la causa degli infortuni, caro Fulvio.
Ottavo paragrafo: “la
perdita di velocità”.
Dopo
questi allenamenti, secondo il nostro le gambe diventerebbero legnose. Io direi
esauste. Fulvio consiglia allunghi. Eh si, un toccasana.
Poi, “gli
allenamenti di endurance tendono a far perdere forza”, e giù con gli
esercizi e le salite. Casomai questi allenamenti ti sfiniscono, non è una
questione di forza.
Nono paragrafo: “l’errore
da non fare”.
Sarebbe che non bisogna strafare. E certo
coi ritmi consigliati, ci mancherebbe. Ma Fulvio poi mi sembra addirittura iperconservativo:
aumentare la corsa più lunga di un solo km a settimana.
E quando ci arrivi a
una maratona, dai Fulvietto. Infine, inserite le ripetute mi raccomando, nient’altro,
100% intensità.
Ultimo paragrafo: “la forza
della mente”.
“gli
allenamenti di endurance sono davvero molto rilassanti”. Ahahaha, a quei
ritmi sono davvero stressanti, ma hai mai provato Fulvio?
“Prova a correre concentrandoti sulla respirazione. Oppure ripetiti
mentalmente delle canzoncine che ti piacciono”. Tutti i giorni a quei
ritmi, l’unica cosa che ti potresti ripeterti è “ma quando cazzo finisce
questo allenamento, ho appena iniziato!”
“Passa parola”.
Questo chi lo consiglia l’associazione dei fisioterapisti?
Dai Fulvio, dai. Eri partito benino, ma ti sei perso
completamente sui mezzi di allenamento.
Ora capisco il titolo, “Verso l’infinito (e oltre)”, e
oltre vuole dire verso il reparto ortopedia dell’ospedale più vicino.
Non può averlo scritto lui! Caro Jonathan, se faccio l'ultimo lunghissimo 8 settimane prima, il giorno della Maratona ho dimenticato persino che devo correre...
RispondiEliminaahahah bravo Jo...la cosa strana è che in uno dei suoi libri (che ho) non è che dia proprio tutta sta importanza alla costruzione aerobica, nemmeno per i principianti...cioè si, ai principianti dice di fare CRF sempre fino ad arrivare a 90', poi via con le tabelle sexy. Vedo che almeno sta cambiando un po' idea...dai magari fra qualche altro anno si accorge pure lui che un lento a +40/50'' è tutt'altro che lento e con respirazione rilassata...22 km a quel ritmo poi, mi viene male solo a pensarci.
RispondiEliminaeh si, ma avrà mai provato a mettere in pratica? Boh!
RispondiElimina