mercoledì 11 giugno 2014

Da dove vengo - 14 - Appia Run 2013



Dunque, sono arrivato a descrivere la primavera 2013, Vola Ciampino, personale di 1 secondo.

Mi attende la “mia” Appia Run, la gara di esordio nel 2011, che mi aveva poi fatto soffrire l’anno prima nel 2012 quando ero inovertraining.
L’obiettivo, quindi, per il 2013 è di correrla bene, la voglio finalmente conquistare. Stavolta sono in forma, ho l’esperienza delle due precedenti partecipazioni e quindi devo farcela.

Ho 5 settimane di tempo per prepararmi: una di scarico, le altre 4 con solita preparazione dei 10 km ormai consolidata. In realtà la prima e la seconda delle quattro settimane non mi vengono bene. Dapprima risento di una stanchezza generale che mi fa toppare alla grande tutti i lavori principali, poi durante l’8x1000 mi viene un indurimento al polpaccio che mi fa preoccupare. Come al solito non mi fermo, però passo qualche giorno “guardingo”.

Le ultime due settimane di preparazione invece escono abbastanza bene. In particolare, l’allenamento che mi riesce meglio è il fartlek 1’+1’, in cui percorro 9.653 metri, che è il mio record, buon segno.

Ed eccomi all’Appia Run, 28 aprile. Ricapitolando, esordio in 58’ ma calando nel finale, 2012 ancora in 58’ ma scoppiando nel finale, avendo potenzialmente nelle gambe un 54’. 

Stavolta io so cosa fare. Io so che sono “solo” 12,7 km ma che “pesano” come una mezza, per i continui saliscendi difficili, per il caldo e per le salite finali. Io so (cit.).

La tattica allora è presto fatta: si affronta come una mezza, metto il cap ai battiti a 169 e poi uscito dal parco, verso il 9° km se ne ho tolgo i freni.

Fa caldo, come gli anni precedenti, parto abbastanza avanti per non rimanere ingolfato e subito mi metto in “bpm cap mode” a 169. Passo controllato, non fatico troppo, mi lascio tranquillamente superare da molti che conosco. 

Due in particolare: Riccetto, rispetto a cui per tutto l’anno sono stato sugli stessi tempi e Nerone, che invece mi è quasi sempre arrivato davanti. Al primo km, mi passano a velocità doppia. Ma sono tranquillo, so che la gara è lunga. I primi km corrono via senza problemi, col passo intorno ai 4’/km. 

Passiamo Cecilia Metella, ci avviciniamo alla Caffarella, e inizio a vedere Riccetto. Nel giro di 500 mt lo prendo e lo passo, è già in difficoltà e siamo solo al 6° km! Eccoci dentro la Caffarella dove gli anni precedenti avevo avvertito i primi sintomi di affaticamento. Stavolta invece continuo a stare bene e inizio a superare molti.

Salite finali. Sto bene, accelero, supero in continuazione e pur iniziando a fare fatica mi diverto un mucchio. Passo i 10 km, in salita e vedo a 100 mt Nerone! Diventa il mio punto di riferimento, lo stimolo agonistico che mi serviva nel finale. Mi avvicino piano piano e all’inizio della salita dell’Aventino lo passo. Mancano meno di un paio di km, mi sparo tutto quello che ancora ho dentro e sono all’arrivo. 

Risultato 51’30’’! Quasi non ci credo, finalmente ho conquistato la “mia” gara. Nonostante non abbia vinto niente, né abbia battuto nessun personale, sono felice, una delle migliori sensazioni post-gara in assoluto. Per gli amanti dei numeri, 144° su 2341 partecipanti, 94° percentile, miglior risultato di sempre.

Conclusioni: l’esperienza aiuta, una buona gestione di gara fa guadagnare (o meglio non fa perdere) anche minuti e tante posizioni.

Si chiude così la mia seconda stagione agonistica, perché d’estate a Roma non ci sono gare “importanti”, si ricomincia a settembre.

I risultati sono stati ottimi: miglioramenti continui, personali quasi a ogni gara, divertimento. Però, come avevo scritto l’ultimavolta, ho voglia di sperimentare qualcosa di diverso, anzi di molto diverso. Durante questi due anni di corsa, mi sono appassionato, ho letto molto di fisiologia e tirando le somme mi sono convinto a provare un periodo di “costruzione” particolare.

Si tratta sostanzialmente di correre piano ma più a lungo. Dovrebbe servire ad allenare le fibre lente, che ai ritmi cui mi sono sempre allenato, non dovrebbero essere sufficientemente reclutate dal cervello. In questo modo riuscirei a sfruttare di più il primo dei due motori che utilizziamo per le corse di resistenza, quello aerobico. Questo poi a sua volta aiuterebbe a sfruttare meglio il secondo motore, l’anaerobico, più potente ma che ha degli effetti collaterali, in particolare produce acido nei muscoli, impedendo di resistere a lungo. I dettagli sull’argomento magari in futuro su una serie di post di fisiologia.

1 commento:

  1. Risultato eccezionale, Jonathan, conosco l'Appia Run e le insidie che nasconde...! E' proprio il caso di dire che hai bruciato Nerone a un passo dal traguardo (a pensarci bene mica tanto, 2 km in questa corsa non sono proprio cosa da nulla...)! Stagione agonistica fantastica e le premesse per migliorarti ci sono tutte!

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