Chi corre in modo abituale sa bene che ogni uscita può
riservare sorprese. Che sia un’alba chiara col sole che assomiglia a un tuorlo
d’uovo, oppure una nebbia talmente fitta che si appannano gli occhiali,
l’incontro con una volpe o con un cervo. E questo contribuisce non poco a far
amare questo sport.
Poi ci sono pure giorni che fa un freddo porco e tira
vento, oppure ti scappa la cacca, oppure fa talmente caldo che non riesci a
tenere gli occhi aperti per quanto sudore ci finisce dentro, e questo contribuisce
non poco a farti odiare questo sport. Ma nel mio caso la bilancia pende dalla
parte delle sorprese positive o così m’illudo che sia.
Un mese e un giorno fa dovevo fare un medio, allenamento
abbastanza impegnativo, che per me attualmente significa un’ora con ritmo
vicino ai 4’/km.
Previsti sei giri di un anello da 2,4 km circa.
Sono al
terzo giro, tutto intento a guardare frequenza cardiaca e cronometro e a
rilevare i passaggi nei punti di riferimento, quando vedo un cagnetto che tutto
giocoso inizia a seguirmi. Mi supera si ferma, mi salta addosso, poi scappa per
farsi prendere, un giocherellone insomma. “Ma io sono nel mezzo di un
allenamento tosto, non lo capisci? E levati? Sciò sciò, torna dal tuo padrone”.
Niente, continua a seguirmi. Non è la prima volta che mi succede che un cane mi
si avvicini, una volta ho anche stabilito il record mondiale sui 100mt (credo
poco più di 7 secondi), purtroppo non ufficiale perché non rilevato da nessuno,
unico spettatore un doberman ringhioso che mi ha inseguito in un punto isolato
del parco. Però generalmente i cani dopo poco tempo si stufano di inseguirti.
Così penso: “beh sto a 4’/km quanto vuoi che regga sto cosetto, fra un po’ si
scoccia” e mi reimmergo nei miei calcoli di andatura-frequenza cardiaca-tempi
di riferimento. Ogni tanto, però, sono costretto ad abbandonare questa realtà
parallela, fatta di numeri, record, fatica, “ammazza come vado forte oggi”, “ma
che sto già a rallentà”, etc. etc., perché mi infastidisce un rumorino tipo di
unghie di cane sull’asfalto.
Anzi sono proprio unghie di cane sull’asfalto.
Insomma è lui che continua a seguirmi. Non lo scaccio più, anzi ora è sfida.
“Vediamo se reggi altri 6-7 km a 4’/km”. E lui regge, anzi mi sa che se volesse
mi potrebbe pure sverniciare. Finisco i sei giri, ora devo tornare a casa, 2 km
di strada cittadina, quindi attraversamenti, macchine, semafori, etc. “Beh
cane, è stato bello, sei forte, bravo, adesso io vado eh, ciao”.
E però mi
segue pure nel traffico, rischiando di farsi male. Incrocio delle persone che
sorridono, “ma che bel cane, corre eh”. “Ma non è mio, cioè io non sono suo,
vabbè devo andare”.
Arrivo a casa, mi fermo davanti al portone, anche lui
arriva, si ferma, mi guarda e si siede con la lingua di fuori. E adesso? Lo
lascio lì? È troppo bellino, lo faccio entrare.
A casa dormono tutti e quando
si svegliano le reazioni sono contrastate. Per il piccolino è una festa, sono
mesi che vorrebbe un cane. “Ma non è nostro, Ale, adesso devo cercare il
padrone, magari è di un bimbo che piange”. Il padrone non l’ho trovato, mi sa
che non era di un bambino che piange, non lo cercava nessuno, non aveva
targhetta né chip. È rimasto con noi, l’ho chiamato Leonida, Leo per gli amici.
Ha meno di un anno, dalle prime indagini su google, sembrerebbe un Terrier
Tibetano. Tutte le caratteristiche, fisiche e comportamentali, sono compatibili
(in particolare i peli in mezzo ai polpastrelli dei piedi). Questi cani
venivano originariamente allevati dai monaci tibetani ed erano considerati
sacri nel loro paese. Per questo non potevano essere venduti ma solo regalati.
E riceverne uno porta fortuna a chi lo riceve. Che kiulo, ho subito pensato,
;-).
Lo porto spesso a correre con me, fa anche 20 km, se vado
al parco poi impazzisce di gioia.
Dovrei dire “lo portavo” perché oggi me l’hanno
investito. Ma sta bene per fortuna, però ho preso un bello spavento, all’inizio
sembrava morto. Si è ripreso in fretta, come dice mio figlio
piccolo “i cani piccoli hanno due vite”. Una se l’è giocata, sulla seconda ci
devo stare più attento.
Domenica, gara di 10 km a Viterbo, valida anche come
selezione per il cross internazionale del circolo del mio lavoro. Ci saranno
tutti o quasi i miei soliti amici-avversari e quindi divertimento assicurato.
Ne parlerò settimana prossima.
Non ci posso credere, Jonathan, è identico, ma assolutamente identico, al cagnolino di mia nipote... e si chiama Leo anche lui! Credimi, è proprio lui... Per quanto attiene alla corsa, sei il solito, grande atleta: un medio a 4'/km, è qualcosa di veramente fantastico!
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