Ancora un post per recuperare i troppi mesi di silenzio.
Ci siamo lasciati a fine 2016 con una prestazione decente alla We Run Rome dopo
un buon autunno, con poche gare ma ottimi piazzamenti.
Gennaio, inverno, freddo, buio. E’ il periodo più
difficile per allenarsi ma il migliore per gareggiare, quello in cui è più
facile trovare condizioni ideali per il crono. L’esatto contrario dell’estate,
in cui, soprattutto col fresco la mattina presto, è meraviglioso
gradevole (ndj, dimenticavo la sveglia!) uscire in canotta, ma poi è
impossibile gareggiare cercando il PB.
E quest’anno l’inverno è arrivato come una randellata che
avrebbe stroncato qualunque altro eroe, ma il vostro, care signore, no! Una
sciabolata siberiana, ormai le perturbazioni le chiamano così, con vento forte
e gelato: temperature anche a Roma abbondantemente sotto zero. Il giorno della
Befana ci saranno stati 5-6° sotto zero, vento di tramontana da 30 nodi,
effetto windchill da schiantare un orso polare.
Ma proprio in queste condizioni
proibitive che il runner duro si diverte di più. Vestizione di mezzora per
infilare un multistrato interminabile e via la paura, si corre nel ghiaccio.
Sul solito percorso, tutta l’acqua è sotto forma di solido: pozzanghere ghiacciate,
fontana del
tritone ghiacciata (spettacolo!),
lungotevere da fare a salti per evitare i rivoli ghiacciati che scendono dagli
argini (ah il Tevere non è ghiacciato, vabbè). In alcuni punti il vento è talmente forte che corro sul
posto!
Dopo tutto questo divertimento, il resto del mese fila
via liscio con poche buone sessioni di ripetute e molti buoni medi.
29 gennaio: arriva la Corsa di Miguel, prima gara da MM45,
eh si, signora, quest’anno compirò 45 anni, proprio così. L’avevo fatta per la
prima volta lo scorso anno, ma non con lo stesso percorso. Ero andato molto
bene, grazie al tracciato praticamente piatto e il clima fresco. L’obiettivo
era ovviamente fare meglio. Ma questo era l’obiettivo per non piangere. Quello
già più realistico era di fare PB, quello non detto a nessuno, solo a me, era
di scendere sotto i 36’, magari sfruttando anche il solito vantaggio di qualche
metro in meno, piuttosto comune nelle gare su strada.
Anche quest’anno prima griglia. Come al solito
bisognerebbe partire con giudizio, magari aiutati dal cardio. Funzionasse, col
freddo, in canotta segna battiti da morto che corre. Pronti via, mi lancio,
primo km poco sotto i 3’40’’, come da programma. Mi superano due ragazzine! Non
sanno quello che fanno, le riprenderò sfinite dopo un paio di km. La corsa non
mi viene facilissima, devo impegnarmi per stare tra i 3’35’’ e i 3’40’’ al km.
All’altezza di Ponte Milvio, poco prima del 5° km, raggiungo uno dei riferimenti
della mia indimenticabile carriera podistica, Nerone. Alcuni anni fa, andava
più lui, poi lo avevo raggiunto e superato, l’anno scorso invece aveva avuto un
bel miglioramento e mi aveva risuperato. Sapevo che aveva avuto qualche
problema fisico, quindi ipotizzavo fosse già in calo per una partenza troppo
forte. Che faccio allora? Supero!
Sento che però non si stacca, anzi il km dopo
mi ripassa e rimane qualche metro avanti. Inizio a fare due conti e, se i
cartelli sono messi bene, capisco di essere al limite dei 36’ e inizio a sperare nell’ultimo km. Non che voglia accelerare,
spero che sia leggermente più corto, come in tutte le gare su strada.
All’ottavo km iniziamo a girare nei pressi dell’Olimpico perché l’arrivo anche
quest’anno è dentro lo stadio. Ormai non ho più riserve e Nerone mi inizia a
staccare, anzi da dietro mi superano un paio cui cerco di rimanere attaccato.
Tunnel per entrare all’Olimpico e arrivo sulla retta opposta all’anno scorso,
quella della Montemario. Meno di 50 mt quindi, guardo il tabellone e leggo 36’00’’
e ancora devo arrivare! Finirò in 36’06’’. L’ultimo km se non era preciso, non ha
regalato molto.
Dovrei essere contento per il PB, ma forse, con una gestione
leggermente migliore, quei 6’’ li potevo togliere. Nerone, infatti, arriva con
più di 30’’ di vantaggio! E dal quinto al settimo eravamo stati insieme…
Comunque, 128° su 4.417 arrivati, e personale sui 10 km a
quasi 45 anni.
La stagione è ancora giovane, come me d'altronde, solo
una settimana e avrò un’altra memorabile gara. Ma sarà in un altro post!
Bel racconto e complimentoni x la gara,in effetti ci vuole coraggio ad allenarsi col freddo polare :-)
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